“Nessun cibo è cattivo“. Questa affermazione può sembrare contraddittoria nel contesto dell’attuale epidemia di obesità e di malattie correlate alla dieta. Tuttavia, come biologo nutrizionista, sostengo fermamente che ogni cibo ha il suo momento e il suo posto nel nostro piatto.
Nella nutrizione, come in molti altri aspetti della vita, gli estremi raramente portano a buoni risultati. Etichettare gli alimenti come “buoni” o “cattivi” può portare a un approccio distorto nei confronti dell’alimentazione, creando un rapporto malsano con il cibo.
Il cibo è molto più che calorie o nutrienti. È cultura, tradizione, piacere e convivialità. Pensare al cibo in termini di “buono” o “cattivo” può privarci di questi importanti aspetti. È essenziale ricordare che la chiave di una dieta sana ed equilibrata è la varietà e la moderazione.
Mangiare un ampio spettro di alimenti ci garantisce un adeguato apporto di tutti i nutrienti necessari. E la moderazione ci consente di godere di tutti i tipi di cibo, compresi quelli etichettati ingiustamente come “cattivi”, senza mettere a rischio la nostra salute.
Un elemento cruciale per raggiungere questo equilibrio è comprendere il concetto di flessibilità alimentare. La flessibilità alimentare ci permette di adattare la nostra dieta alle diverse situazioni, senza sentirsi in colpa o ansiosi.
Il messaggio che voglio lasciarvi oggi è questo: nessun cibo è intrinsecamente cattivo. Ogni cibo ha un suo momento e un suo posto nel nostro piatto. E’ il mio compito, come nutrizionista, aiutare le persone a comprendere come trovare questo equilibrio.
Allora, la prossima volta che ti sentirai tentat* di etichettare un alimento come “buono” o “cattivo”, ricorda che la chiave sta nel sapere COME e QUANDO includere questi alimenti nel tuo regime alimentare.
E mi raccomando… sempre carichi e motivati!